Probabilmente anno 1948: arrivo della processione (autani) all’alpe Cavallo con banda musicale in testa e ”bandarola”, lo stendardo con l’effigie della Madonna.

Le feste:   introduzione

     La società agricolo-pastorale, la cui esistenza era scandita da una fatica quotidiana e caratterizzata da gesti puramente materiali, attribuiva alla festa valenze importanti. In quanto partecipazione dell’individuo al comune sentire, costituiva un momento di forte aggregazione in cui  l’insieme dei diversi componenti del gruppo si esprimeva nelle sue peculiarità, nei tratti caratteristici e identificativi. Attraverso la festa, inoltre, la comunità mostrava di saper superare le pure necessità materiali della vita per esprimere esigenze di tipo spirituale. La festa favoriva gli incontri e l’intreccio di legami sociali nuovi che aprivano la comunità ad altri individui; fiorivano amori e si combinavano matrimoni.
     A partire dal Medioevo fino al secolo scorso, inoltre, la festa aveva il ruolo importante di interrompere, con una cadenza regolare, la durezza della vita del contadino-pastore. Era una pausa necessaria per ricostituire le energie fisiche e mentali, anche se alcuni lavori, in particolare accudire il bestiame, dovevano essere svolti senza interruzione.
     La festa di Santa Maria che ha luogo l’8 settembre è sempre stata l’evento più importante del calendario di Viganella. Segnava il tempo della discesa dall’alpe al paese,  la fine dell’isolamento sugli alpeggi e il ritorno in seno alla comunità per riallacciare quei rapporti umani e sociali a lungo interrotti. Le famiglie, divise durante l’estate, si ricongiungevano.
     Rivestendo numerosi significati, coinvolgeva profondamente la vita degli abitanti. Sanciva la fine dell’estate, come dice Antonietta, delle giornate lunghe e calde, delle serate all’aperto e annunciava l’autunno e l’inverno con i grigiori, il freddo, l’incertezza. Molti lavori si concludevano, soprattutto quelli legati alla fienagione, e ne iniziavano altri. L’autunno vedeva la raccolta delle castagne e delle noci, ma soprattutto la vendemmia, mentre nel lungo inverno si svolgevano prevalentemente i lavori all’interno delle case: filare, far pantofole, riparare e fabbricare gli attrezzi.
     La festa non era un fatto privato; tutta la comunità esprimeva il proprio  coinvolgimento con azioni comuni e con riti che, nella loro ripetizione nel tempo, davano a chi partecipava sicurezza psicologica e senso di appartenenza.
      “La festa risulta dunque una intensa partecipazione nel circuito comunitario ad un evento favorevole o al ricordo del medesimo”(1).
(segue...)
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1) Tullio Bertamini, Viganella. Storia, fede, arte, comune di Viganella, 2003. In particolare si veda il capitolo 28, Le processioni tradizionali     Viganella, pp. 242-249.