ASSOCIAZIONE CULTURALE GIOVAN PIETRO VANNI  
Fraz. BORDO - 28841 VIGANELLA
 
   
   
     

SULL'ORME D'ANTICHI PASSI

     Quando nel 2010 scrissi “Scoprire Camminando…. Il fascino dei ritrovamenti di Bruno Pavesi” muovevo i primi passi in qualità d’autore.  Se escludessi il fatto d’aver curato la stesura del testo “Sol omnibus lucet”, la raccolta delle pagine di giornale in cui i giornalisti di tutto il mondo hanno raccontato le avventure dello specchio di Viganella, quell’opera rappresentò la prima esperienza letteraria.
     Giacché neofita, avendo cioè da poco abbracciato l’idea di aderire alla schiera di coloro che, nei libri, raccontano la storia del territorio in cui vivono, non potevo possedere l’esperienza per comprendere che un testo, oltre a destare interesse per quel che narra al suo interno, deve essere curato sia nella grafica, sia nell’impaginazione, sia nei materiali che ne compongono la copertina, il dorso e le pagine interne. Promisi così a Bruno che, trascorso qualche anno, ne avrei curata una ristampa maggiormente rispettosa della sua figura di studioso e dell’interesse che ancor oggi destano i ritrovamenti effettuati.
     Quello che stringete tra le mani è il frutto di quella promessa. Un’edizione particolarmente curata, alla quale sono stati aggiunti nuovi capitoli legati alle ultime “scoperte” da lui effettuate, e un compendio delle poesie dialettali che da anni si diletta a scrivere.  La scelta di pubblicare le rime dialettali fu sofferta e delicata.  La certezza d’aver individuato nei versi la descrizione dello svolgersi della vita in tempi andati e la citazione dei toponimi della zona alta di Villadossola destinati a scomparire, ha però prevalso rispetto alla ritrosia determinata dal dilettantismo di chi scrive che non possiede la giusta professionalità per garantire la correttezza della metrica, del lessico e della scrittura dei termini dialettali. La bellezza dei testi, ne sono convinto, saprà però sopperire alle citate mancanze. Per quanto attiene i ritrovamenti litici, invece, tutto appare più semplice e lineare.
      La rinomata capacità di osservazione del territorio e l’abilità di individuare le tracce lasciate lungo le dorsali alpine dell’Ossola Superiore dagli uomini del passato, hanno fatto di Bruno Pavesi uno dei più rinomati ed esperti studiosi di questo settore. A stupire è l’idea di come abbiano fatto questi antichissimi reperti a sopravvivere sia all’incuria sia ai segni del tempo che passa e giungere indenni fino a noi. Se a ciò aggiungiamo l’atteggiamento del Cristianesimo, che volle sradicare la consuetudine ritenuta pagana di idolatrare le pietre distruggendo gli antichi luoghi di culto o costruendone su di essi dei nuovi, la cosa appare quasi miracolosa. Per lungo periodo, infatti, le autorità religiose cristiane mostrarono avversione nei confronti della ritualità dei lontani predecessori al punto di arrivare, mediante canoni impositivi, a proibirne la celebrazione e distruggerne le strutture.
     Il concilio di Arles del 453 come quelli tenuti a Tours nel 587 e  Toledo nel 681 impose la distruzione degli altari in pietra, dei menhir e delle stele pagane, nei pressi dei quali i fedeli si riunivano per officiare al loro dio. Quando rinvenni all’alpe Piazzana, sulle alture sopra Viganella, ora Borgomezzavalle, una cavità triangolare con all’interno i moccoli di antiche fiaccole, l’immagine dei riti che prevedevano l’accensione di fuochi sacri o lumi votivi, divenne sempre più consistente (Il triangolo di Piazzana è descritto nel libro “Oltre l’ignoto” edito dall’Associazione Culturale Giovan Pietro Vanni nel 2015).

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